Oggi Venerdi, 14 Novembre 2025
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La COP dei popoli indigeni
Duecento barche e quasi 5000 persone: così la flotilla amazzonica ha portato la voce dei popoli indigeni alla COP30. Migliaia di chilometri percorsi via fiume, un viaggio durato per alcuni anche un mese al caldo umido della foresta, per chiedere di fermare l'agribusiness, lo scempio dei territori e la crisi climatica. Ma anche di prendere parte alle decisioni politiche, visto che "i popoli indigeni, che rappresentiamo solo il 5% della popolazione mondiale, proteggono più dell'80% della biodiversità del pianeta", come ha ricordato Célia Xakriaba', prima deputata federale indigena al governo brasiliano e membro del Partito Socialismo e Libertà (PSOL). Di diritti della natura invece si occupa da sempre Natalia Greene, attivista e politologa ecuadoriana, direttrice generale della Global Alliance of the Rights of Nature (GARN): una delle principali promotrici dell'inclusione dei diritti della natura nella Costituzione dell'Ecuador del 2008, la prima nazione al mondo a riconoscere la natura come soggetto di diritto. Ha raccolto le loro voci Sara Segantin, attivista e comunicatrice scientifica, co-fondatrice di Fridays For Future Italia, che è a Belem per seguire i lavori di COP30. n apertura, il climatologo del CNR Giulio Betti, ci spiega come si calcolano le emissioni globali e come la loro crescita stia rallentando: se tutto va bene, nel 2030, finalmente vedremo diminuirle. Al microfono Marco Motta